Lo slancio dell'animo

[Epicuro]

Epicuro afferma il primario valore conoscitivo dei sensi e tuttavia pone al centro della sua fisica gli atomi, ossia una realtà che appare nascosta ai nostri sensi. In questo sembra che vi sia una contraddizione. Diogene Laerzio riferisce1 tuttavia che gli epicurei aggiungono ai tre criteri del canone un quarto: l’applicazione immaginativa della mente (phantastikē epibolē tēs dianoias), grazie alla quale possiamo cogliere anche fenomeni che non sono accessibili direttamente ai sensi.

Nel De rerum natura il filosofo e poeta epicureo Lucrezio fa probabilmente riferimento a questo criterio quando parla di un iniectus animi (Libro II, v. 740) che ci consente di cogliere la realtà degli atomi esattamente come coloro che sono ciechi fin dalla nascita sono tuttavia in grado, grazie al tatto, di cogliere l’esistenza di oggetti che non hanno mai visto. In questo caso però si tratta di un senso, il tatto, che si sostituisce ad un altro, la vista. Occorre considerare però che la mente stessa in Epicuro è formata di atomi ed essa stessa percepisce, ma in modo diverso dai sensi. Lo slancio dell’animo è dunque la particolare percezione della realtà da parte della mente, che non si limita a registrare i dati dei sensi ma si slancia oltre essi per cogliere la realtà nel suo insieme (l’infinità del mondo) e nelle sue parti minime (gli atomi).

1 Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano 2006, Libro X, 31, pp. 1189-1191.

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.