La scelta dei piaceri

[Epicuro]

Nella Lettera a Meneceo Epicuro distingue le diverse forme di piacere e spiega che non tutti vanno ricercati ugualmente.

Inoltre bisogna considerare che ci sono desideri naturali e desideri vuoti. Tra i desideri naturali alcuni sono necessari, altri sono solo naturali: tra quelli necessari alcuni sono necessari per la felicità, altri per il benessere del corpo, altri per la stessa vita. Una considerazione costante di queste cose guiderà ogni scelta e ogni repulsione verso la salute del corpo e la tranquillità dell'anima, poiché questo è il compimento di una vita felice.

Infatti, tutto ciò che facciamo è per evitare il dolore e la paura: ma una volta ottenuta questa condizione, tutte le tempeste dell'anima si placano, perché un essere vivente non ha più bisogno di muoversi verso qualcosa che gli manca né cercare qualcos’altro al fine di soddisfare il bene dell’anima e del corpo. Infatti abbiamo bisogno del piacere quando soffriamo per l’assenza del piacere; ma quando non soffriamo più, non abbiamo più bisogno del piacere. E per questo diciamo che il piacere è l'inizio e la fine di una vita felice: infatti abbiamo riconosciuto questo come il primo e naturale bene, e a partire da esso compiamo ogni scelta e ogni rifiuto, e ad esso ritorniamo, quando giudichiamo ogni bene usando come criterio le emozioni che vengono suscitate in noi.

Poiché questo è il bene primo e naturale non scegliamo ogni piacere, ma in alcuni casi rinunciamo a molti piaceri, quando ce ne derivano fastidi maggiori, e consideriamo molti dolori preferibili ai piaceri, quando dopo che li abbiamo sopportati a lungo segue ad essi un piacere più grande. Quindi ogni piacere, avendo una natura per noi famigliare, è un bene, e tuttavia non ogni piacere va ricercato, così come ogni dolore è un male, ma non tutti i dolori sono sempre da evitare. Bisogna giudicare queste cose considerando ciò che è conveniente e ciò che non lo è; infatti utilizziamo il bene in certi momenti come un male, e il male, al contrario, come un bene.

Epicuro, Lettera a Meneceo, in Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Libro X, 127-130. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.