La morte non ci riguarda

[Epicuro]

Il timore della morte è una delle principali cause d’angoscia. In questo passo della Lettera a Meneceo Epicuro spiega perché essa non ha ragione d’essere.

E abìtuati a credere che la morte non abbia nulla a che fare con noi: poiché tutto il bene e il male esiste nella sensazione, e la morte è la privazione della sensazione. Una corretta conoscenza del fatto che la morte non ci riguarda rende godibile la vita mortale, non aggiungendo un tempo infinito, ma rimuovendo il desiderio dell'immortalità. Non c'è nulla nella vita che sia terribile per chi ha compreso veramente che non c'è nulla di terribile nell'assenza di vita. Pertanto è vano colui che dice di temere la morte non perché ci affliggerà quando presente, ma perché ci tormenta nella sua attesa. Infatti, ciò che è non ci disturba quando è presente vanamente ci affligge nella sua attesa. Quindi, il più orribile dei mali, la morte, non ci riguarda affatto, poiché quando noi esistiamo, la morte non è presente; e quando la morte è presente, allora noi non esistiamo più. Non riguarda quindi né i vivi né i morti, dal momento che per i primi non c’è, e i secondi non sono più.

Epicuro, Lettera a Meneceo, in Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Libro X, 124-125. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.