Epicuro e l'ateismo

[Epicuro]

Epicuro non nega l’esistenza degli Dei, ma nega che essi si occupino degli esseri umani e che dunque abbia alcun senso pregarli o chiedere che intervengano nelle vicende umane. Se dunque l’ateismo consiste nella negazione dell’esistenza di Dio o degli Dei, Epicuro non si può considerare ateo. Di diversa opinione è tuttavia Lattanzio (250-325 d.C.), uno dei padri della Chiesa latini, che nel suo De ira Dei (La collera di Dio) attacca Epicuro affermando che il suo pensiero, se non afferma l’ateismo, tuttavia lo implica.

Il tema è quello del libro di Lattanzio è, come indica il titolo, quello della collera di Dio. Un essere perfetto come Dio può provare collera? Per il cristiano Lattanzio la risposta non può che essere positiva, dal momento che in più passi della Bibbia Dio appare in preda all’ira, e non è possibile considerare erronea la Scrittura. Epicuro invece ritiene che gli Dei non provino né collera né benevolenza, essendo assolutamente imperturbabili. Ma questa posizione per Lattanzio implica la negazione di Dio. Ogni essere vivente è caratterizzato dal volere qualcosa e dal compiere qualche attività, per cui un essere senza volontà e senza azione alcuna è semplicemente un non-essere. Soprattutto Epicuro nega a Dio l’attività più degna di un essere divino, ossia il governo dell’universo e la guida della specie umana. Epicuro nega dunque a Dio “ogni volontà, ogni attività, in breve ogni occupazione che sia degna di un Dio”1, e così facendo nega Dio stesso:

Chi dunque sottrae a Dio tutta la potenza e tutta la sostanza, fa forse altra cosa dal negare assolutamente l’esistenza di Dio?2

E prosegue ricordando che Cicerone riferiva un detto del filosofo Posidonio, secondo il quale Epicuro in realtà era convinto dell’inesistenza degli dei, ma aveva preferito non proclamarlo apertamente per evitare ostilità. Si legge infatti nel De natura deorum:

Senza dubbio è dunque più vera la tesi discussa da Posidonio, caro amico a noi tutti, nel quinto libro de La natura degli dei: “Secondo Epicuro gli Dei non esistono, e le sue asserzioni sugli Dei immortali son dovute all’intento di evitare odiosità”.3

Tutta la critica di Lattanzio ad Epicuro, a dire il vero, è condizionata da Cicerone, che coglie bene il potenziale distruttivo per la religione della posizione di Epicuro. Se gli Dei non si preoccupano degli uomini, scrive, “perché li preghiamo? Perché i pontefici presiedono ai sacrifici, gli àuguri agli auspìci? che desideri esprimiamo agli Dei immortali? che voti facciamo?”4

Lattanzio coglie bene il potenziale distruttivo nei confronti della religione dell’epicureismo, nonostante l’ammissione dell’esistenza degli Dei. Se gli Dei sono indifferenti alle vicende umana, allora semplicemente la loro esistenza o meno diventa indifferente per gli esseri umani, e nessun culto ha più alcun senso. Perché mai erigere templi, fare sacrifici, “e in cambio non ottenere nulla?”5

Occorre tuttavia aggiungere che in Epicuro gli Dei potrebbero avere un’altra funzione. Come ha osservato Francesco Verde, essi sono una sorta di “ideale regolativo” per il saggio. L’esistenza di esseri assolutamente beati, imperturbabili, mostra la possibilità per l’essere umano di attingere la stessa beatitudine. Se Meneceo metterà in pratica in precetti di Epicuro, si legge nella conclusione della lettera a lui indirizzata, “non avrà alcun turbamento è vivrà hos theos en anthropois, come dio tra gli uomini”.6

R. Confronta la concezione epicurea degli Dei con quella del Buddha.

1 Lattanzio, La collera di Dio, Bompiani, Milano 2011, 4.3, p. 41.
2 Ivi, 4.5., p. 43.
3 Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, in Opere politiche e filosofiche, volume terzo, UTET, Torino 2007, 1.123, p. 201.
4 Ivi, 1.122, p. 201.
5 Lattanzio, La collera di Dio, cit., 8.2, p. 57.
6 F. Verde, Epicuro, in Storia della filosofia antica. III. L’età ellenistica, a cura di Emidio Spinelli, Carocci, Roma 2016, p. 93.

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.