Socrate  e l'obiezione di coscienza

[Socrate]

 

Se l'Apologia di Socrate ricostruisce il processo subito dal filosofo e la sua difesa, il Critone di Platone narra gli eventi successivi. Socrate è nella sua cella in attesa dell'esecuzione della condanna a morte. Il discepolo Crotone va a fargli visita e gli comunica che, se Socrate lo vorrà, sarà possibile farlo fuggire dal carcere e metterlo in salvo grazie al sostegno e al contributo economico dei suoi amici e discepoli. Anzi, aggiunge, se non accetterà metterà in imbarazzo i suoi amici, che saranno accusati di non aver fatto nulla per salvarlo. Il filosofo però rifiuta: preferisce morire piuttosto che andare contro le leggi di Atene. Per Socrate “non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere bene” (Critone, 47B, Platone p. 58), che vuol dire vivere secondo giustizia. Se fuggisse dal carcere e violando la legge, Socrate salverebbe la vita al costo dell'ingiustizia, perché violare le leggi è sempre una azione ingiusta, anche quando si è innocenti. Baratterebbe la vita buona con la semplice sopravvivenza fisica.

La convinzione che non si debba mai compiere un’ingiustizia, nemmeno quando la si subisce (49B) non è però l’argomento principale di Socrate. Fuggire dal carcere significherebbe disobbedire alle leggi. Ma le leggi meritano un rispetto assoluto, anche a costo della propria vita. È grazie alle leggi della nostra città (oggi si direbbe: del nostro Paese) che siamo quello che siamo. Sono le leggi e regolare i matrimoni e l’educazione dei figli. A ragione dunque le leggi, personificate nel discorso di Socrate, possono dirgli:

E poiché fosti generato, allevato ed educato, potresti tu senz’altro sostenere di non essere nostra creatura e nostro servo, tu e i tuoi progenitori? E se la cosa sta così, credi tu forse che ci sia pari diritto fra te e noi, e, se noi intendiamo fare qualcosa contro di te, credi di aver diritto anche tu di fare le stesse cose contro di noi? (50E; Platone, p. 60)

La posizione di Socrate verso le leggi è la stessa di un figlio verso un genitore cui deve tutto, e la cui volontà è chiamato a rispettare in ogni caso, anche quando sembra che si sbagli.

La scelta di Socrate di morire piuttosto che fuggire è spesso considerata una delle prime forse occidentali di obiezione di coscienza. Nell’obiezione di coscienza si verifica uno scontro tra ciò che si ritiene giusto alla luce della propria coscienza e della propria concezione morale e ciò che ci viene imposto di fare dalla legge. Il caso per eccellenza è quello del servizio militare o della guerra: ci si rifiuta, anche a costo del carcere, poiché secondo la propria coscienza uccidere è sempre sbagliato. Nel caso dell’obiezione di coscienza c’è dunque una contestazione della legge, considerata eticamente inaccettabile. Nel caso di Socrate invece non c’è alcuna contestazione, né alcun reale contrasto tra la coscienza e la legge, per la ragione che sono su piani diversi: la coscienza dev’essere sottomessa alla legge perché dipende da essa, così come il cittadino dipende dalla città e non può pensarsi separatamente da essa.

Riferimenti bibliografici

Platone, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi, Milano 1992 (terza edizione).

 

Testo di Antonio Vigilante. Licenza Cc BY-Sa 4.0 International.