Perché Socrate fu condannato a morte?

[Socrate]

 

La condanna a morte di Socrate appare, a prima vista, come uno dei più eclatanti casi storici di errore giudiziario. La statura morale di Socrate non sfugge nemmeno ai peggiori dei suoi critici. Come è possibile che un uomo che predicava il valore della virtù e che, per testimonianza unanime dei contemporanei, viveva in modo semplice, senza trarre alcun profitto personale dalla sua attività pubblica, sia stato condannato a morte? Per comprenderlo occorre considerare la particolare situazione storica e politica di Atene.

Dopo la sconfitta definitiva nella guerra contro Sparta nella battaglia di Egospotami (405 a. C.) Atene entrò in un periodo di grave crisi. L'oligarchia vicina a Sparta diede vita, sotto la guida di Teramene e Crizia, ad una commissione di trenta membri, noti come Trenta Tiranni, che oltre ad affossare le istituzioni democratiche della città si distinse per la dura persecuzione degli avversari politici. Ma gli esuli, guidati da Trasibulo, si riorganizzarono e nel 403 riuscirono a sconfiggere Callicle ed a restaurare la democrazia.

È un periodo, dunque, di grandi tensioni interne. Cacciato il tiranno, l'odio si concentra su chi lo ha sostenuto. E in primo piano emerge proprio la figura di Socrate, i cui sentimenti antidemocratici erano noti, e cui si rimprovera di essere stato il maestro di Callicle e il riferimento della oligarchia filo-spartana. Se Socrate presenta sé stesso come colui che pungola la città affinché si volga alla virtù, agli oppositori la sua attività pubblica appariva come un'opera di destabilizzazione e delegittimazione dei poteri in un periodo delicatissimo della storia di Atene.

In uno scritto andato perduto, l'Accusa a Socrate di Policrate, era riportato o ricostruito il discorso dell'accusa nel processo contro il filosofo. Dalle testimonianze pervenuteci sullo scritto pare che centrale fosse appunto l'accusa di essere un nemico della democrazia, schierato dalla parte degli spartani, e di essere stato il maestro del Tiranno Crizia. Quello contro Socrate sarebbe stato dunque un processo politico: il filosofo avrebbe pagato con la vita la sua posizione antidemocratica.

Tuttavia nemmeno queste circostanze sembrano sufficienti per giustificare la condanna. Con ogni probabilità, Socrate sarebbe stato condannato ad una pena molto più lieve se avesse tenuto durante il processo una condotta diversa. Dopo la prima tornata di discorsi la votazione era risultata sfavorevole a Socrate ma solo di pochi voti, cosa che lasciava supporre una pena come l’esilio o una ammenda economica. Socrate però non coglie l’occasione offerta dall’andamento del processo, ma anzi sembra orientarlo verso la condanna a morte. Durante tutto il processo ha un atteggiamento provocatorio, come se fosse più accusatore che accusato, spingendosi fino a proporre come pena alternativa di essere mantenuto a spese di Atene nel Pritaneo, un privilegio che era riservato agli orfani di guerra e a chi aveva vinto fare olimpiche. Come scrive Mauro Bonazzi (2018), “diventa facile comprendere l’irritazione dei giurati e la decisione, presa da una maggioranza molto più consistente, in favore della pena di morte”.

Riferimenti bibliografici

Mauro Bonazzi, Processo a Socrate, Laterza, Bari-Roma 2018.

 

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.