Mozi e il consequenzialismo

[Mozi]

Il pensiero di Mozi è considerato come la prima forma storica di consequenzialismo, ossia quella concezione che valuta la bontà di un’azione non in base a princìpi o doveri o sul rispetto di un sistema di comandamenti o norme, bensì sulle conseguenze delle azioni. La posizione pone alcune questioni. In che modo definire una buona conseguenza? Quali conseguenze sono buone e quali cattive? E su quali persone le conseguenze dell’azione devono avere conseguenze buone?

La risposta di Mozi è che un’azione è buona se ha conseguenze positive per tutti. E le conseguenze positive consistono nel benessere materiale e nella pace. In un’epoca ben lontana dal benessere, i beni da garantire sono principalmente quelli primari — mangiare, vestirsi, abitare — insieme a quell’ordine sociale che è un valore costante per i cinesi, e che per Mozi è possibile solo se in primo luogo si elimina la guerra.

Una simile posizione è spesso definita consequenzialismo di Stato, poiché le conseguenze che consentono di approvare un’azione come morale ricadono sul popolo, e dunque sullo Stato. Un’azione è buona, dunque, se ha positivi effetti politici (ordine, sicurezza, assenza di guerra) ed economiche (cibo per tutti, soddisfacimento dei bisogni primari) per la maggior parte della popolazione dello Stato. Una simile definizione tuttavia ha un limite importante, evidenziato da Chris Fraser: non tiene conto dell’universalismo mohista. Se affermasse che è buona un’azione che ha conseguenze positive sul proprio popolo o Stato, evidentemente Mozi ricadrebbe in una posizione parziale. Che succede se il bene del mio popolo è in contrasto con il bene di un altro popolo? È etico ottenere materie prime a basso costo, assicurando così l’agio al proprio popolo, al costo dello sfruttamento di un altro popolo? Dal punto di vista di Mozi evidentemente non è così. Significherebbe seguire quella logica parziale che è alla base della guerra.

Si può formulare il consequenzialista mohista in questo modo: è etica un’azione che ha conseguenze positive, in termini di beni primari (cibo, vestiti, casa, sicurezza e pace), per tutti i popoli. La polemica di Mozi contro il lusso e gli sprechi della classe aristocratica ha questo assunto implicito: non è eticamente accettabile che il benessere e l’agio di alcuni siano ottenuti a costo del malessere, della povertà e dell’insicurezza di molti. Ma nella prospettiva universalistica di Mozi questo vale evidentemente anche per i popoli: non è accettabile la ricchezza e l’agio di uno o più popoli, se essi sono ottenuti con lo sfruttamento di altri popoli.

Riferimenti bibliografici

Fraser, Chris, The Philosophy of the Mozi: The First Consequentialists, Columbia University Press, New York 2016 (ebook).

 

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.