L'episteme pre-classica

Lo zodiaco. Miniatura di Francesco Botticini. Pubblico dominio.teo Palmieri, Città di Vita, sec. XV

[Michel Foucault]

 

Nell’episteme pre-classica, rinascimentale tutte le forme di sapere e le esperienze ad essa legate si muovono nella direzione della ricerca di analogie, contatti, legami per noi ormai incomprensibili. Le forme di similitudine sono quattro:

  1. La convenienza. Sono concepite come simili le cose che si toccano. Dal momento che il mare tocca la terra, l’uomo rinascimentale ad esempio pensa che i due regni debbano assomigliarsi, e che nel mare ci debba essere esattamente lo stesso numero di animali che c’è sulla terra. Il mondo è percepito come una sola catena di esseri simili e in contatto l’uno con l’altro.
  2. L’emulazione. In questo caso il richiamo avviene senza che vi sia contatto fisico, come lo specchio e ciò che riflette. Ad esempio il volto umano richiama i pianeti, con gli occhi che emulano il sole e la luna, la bocca che riflette Venere, dal momento che i suoi baci esprimono amore, e così via. Il brillare dell’erba bagnata di rugiada emula il luccichio delle stelle. Il mondo rinascimentale è un richiamarsi di cose che si somigliano nonostante le distanze.
  3. L’analogia. Crea legami sulle cose fondati non sulla somiglianza, ma sull’uguaglianza dei rapporti. L’esempio più vistoso è quello del corpo umano interpretato come un microcosmo: i rapporti che esistono tra le sue diverse parti sono analoghi ai rapporti che esistono tra le diverse parti del mondo (le vene sono come i fiumi, le ossa come le rocce eccetera).
  4. La simpatia/antipatia. Tutta la natura è letta ricorrendo a nessi di attrazione e repulsione tra cose anche molto distanti tra loro. Alcune piante sono per natura amiche, altre nemiche, e lo stesso vale per gli animali. L’equilibrio del mondo è garantito da questo gioco di attrazione e repulsione, che associa alcuni elementi e li dissocia da altri.

In quest’epoca il sapere consiste dunque nel mettere in relazione le cose. Per farlo, occorre che si colgano i rimandi profondi, non visibili a uno sguardo superficiale. Ogni cosa ha una sorta di segno che il sapiente-mago può scoprire e che gli consente di collegarlo ad altri segni, ricostruendo il messaggio del cosmo e decifrandolo. Si tratta, osserva Foucault, di un sapere teoricamente illimitato, che non si arresta di fronte a nulla, trovando sempre legami e corrispondenze. Il rapporto tra le parole e le cose non è diverso dal rapporto delle cose tra di loro. Le parole non sono arbitrarie, non sono segni casuali per indicare le cose, ma hanno con esse un rapporto necessario, sono segni che appartengono alle cose e che servono a svelarne la natura.

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY 4.0 International.