Kant e gli animali

[Kant]

Nella Metafisica dei costumi Kant affronta, anche se in modo non particolarmente approfondito, il tema dei nostri rapporti con gli animali. Il filosofo afferma che non abbiamo doveri nei loro confronti, e che quindi essi non hanno diritti intrinseci; se raccomanda di evitare qualsiasi crudeltà verso gli animali è solo perché essa può riflettersi poi sull’essere umano:

Riguardo alle creature viventi, anche se prive di ragione, il trattare con violenza e crudeltà gli animali è ancora più profondamente contrario al dovere dell’uomo verso se stesso, in quanto in tal modo si affievolisce nell’uomo la compassione per le loro sofferenze e così facendo si indebolisce fino ad annullarsi del tutto un’attitudine naturale molto utile alla moralità nei confronti degli altri uomini. Ciononostante rientra nelle prerogative dell’uomo uccidere gli animali in modo rapido (senza infliggere loro tormenti), o anche sottoporli a un lavoro adeguato alle loro forze (cosa a cui anche gli uomini sono sottoposti). Al contrario sono da disprezzare quegli esperimenti fisici con cui li si tortura al semplice fine di speculazione o quando lo scopo potrebbe essere raggiunto in altro modo. Persino la gratitudine per il lungo servizio prestato da un vecchio cavallo o un vecchio cane (quasi fossero una persona di casa) rientra indirettamente fra i doveri dell’uomo in rapporto a questi animali, ma direttamente è sempre e soltanto un dovere dell’uomo verso se stesso. (Kant 2006, pp. 504-505)

Da questo punto di vista, dunque, dovrebbero essere vietati tutti gli atti di crudeltà gratuita verso gli animali, ma anche la vivisezione, soprattutto se è possibile effettuare gli esperimenti in altro modo; non è invece moralmente condannabile cibarsi di animali, soprattutto se l’animale viene ucciso in modo immediato. Anche lo sfruttamento del lavoro animale è giustificato da Kant con l’argomento che anche gli esseri umani sono sottoposti al lavoro, anche se deve trattarsi di un lavoro adeguato.

È interessante notare che, mentre l’etica kantiana è rigorosamente razionale, in questo caso la violenza gratuita verso gli animali è condannata perché ostacola la nascita del sentimento di compassione (Mitgefühl), che è utile per la nascita della moralità. Bisogna precisare tuttavia che la compassione non è l’essenza della moralità, ma appunto una semplice attitudine utile al suo sviluppo, che resta nella sua essenza una questione razionale.

Riferimenti bibliografici

Immanuel Kant, Metafisica dei costumi, a cura di Giuseppe Landolfi Petrone, Bompiani, Milano 2006.

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.