Esiste per Spinoza l'anima?

Esiste per Spinoza l’anima? Sopravvive alla morte del corpo? Se con il termine anima si intende un’essenza spirituale, legata a un Dio trascendente, naturalmente la risposta è chiara: non esiste alcuna anima, perché non c’è nulla che sia altro dalla Natura. Esiste solo la mente, che è un modo finito dell’attributo pensiero. Ma questa mente non può essere pensata a sua volta come qualcosa di simile all’anima? E che ne è dopo la morte?

Per rispondere occorre in primo luogo considerare il rapporto tra mente e corpo. Nella tradizione occidentale, platonico-cristiana, come anche in Descartes, l’anima è del tutto indipendente dal corpo, che in qualche modo l’ospita. Per Spinoza invece la mente è intimamente legata al corpo, come afferma la proposizione 13 della seconda parte dell’Etica:

L’oggetto dell’idea che costituisce la mente umana è il corpo, ossia un certo modo dell’estensione esistente in atto, e niente altro.

Questo sembra voler dire che, se la mente rappresenta, pensa il corpo, nel momento in cui il corpo non esiste più, non possa esistere più nemmeno la mente. Ma per Spinoza ogni corpo possiede anche una sua essenza in Dio, secondo quanto afferma nella proposizione 22 della parte V:

In Dio tuttavia è data necessariamente l’idea che esprime l’essenza di questo o quel corpo umano sub specie aeternitatis.

Se esiste una essenza atemporale del nostro corpo, esisterà allora anche un’essenza della mente atemporale ed eterna, che pensi l’essenza di questo corpo. Di qui la conclusione della successiva proposizione 23:

La mente umana non può essere distrutta del tutto con il corpo; ma di essa rimane qualcosa, che è eterna.

Nel corollario di questa proposizione compara la celebre espressione spinoziana sentimus, experimurque, nos æternos esse: sentiamo e sperimentiamo di essere eterni. Questa parte eterna della mente, l’intelletto, è quella più alta, in grado di pensare non il corpo fisico ma la sua essenza atemporale. In qualche modo Spinoza riproduce il singolo individuo, manifestazione transitoria della Natura, ad un livello metafisico, come mente essenziale che pensa un corpo essenziale. Resta tuttavia una concezione molto lontana dalla sopravvivenza dell’anima come è intesa dalla tradizione cristiana. C’è da chiedersi ad esempio se questo intelletto eterno abbia ancora le caratteristiche della individualità come la concepiamo e sentiamo attualmente. Nello scolio della proposizione 40 della quinta parte dell’Etica, Spinoza afferma che

la nostra mente, in quanto intende, è un modo eterno del pensiero, che è determinato da un altro modo del pensiero, e questo a sua volta da un altro, e così all’infinito; così che tutti insieme costituiscono l’eterno e infinito intelletto di Dio (ita ut omnes simul Dei æternum, & infinitum intellectum constituant).

L’intelletto eterno dell’uomo è dunque una parte dell’eterno intelletto di Dio. Più che affermare l’immortalità individuale, Spinoza intende di sollevare l’individuo, qui ed ora, in una dimensione eterna attraverso la parte più elevata della sua mente.

Spinoza