"Conosci te stesso"

[Socrate]

 

Socrate spiega ad Eutidemo il senso del motto "Conosci te stesso" del tempio di Delfi.

 

“Dimmi, Eutidemo, sei mai stato a Delfi?”

”Sì, certamente; due volte.”
“Allora hai notato da qualche parte sul tempio l’iscrizione ‘Conosci te stesso’?”.
“Sì.”
“E non hai prestato attenzione all’iscrizione, o l’hai osservata e hai cercato di sapere chi sei?”
“Non l’ho fatto, perché ero sicuro di saperlo già, perché non avrei potuto conoscere niente se non avessi conosciuto nemmeno me stesso.”
“E cosa pensi che un uomo debba sapere per conoscere se stesso, solo il proprio nome? O deve considerare che tipo di creatura è per l'uso umano e conoscere i propri poteri; proprio come coloro che comprano cavalli non pensano di conoscere la bestia che vogliono conoscere finché non hanno considerato se è docile o testarda, forte o debole, veloce o lenta, e in generale come si pone in tutto ciò che rende un cavallo utile o inutile?”
“Questo mi porta a pensare che chi non conosce i propri poteri sia ignorante di sé stesso.”
“Non è forse chiaro che attraverso la conoscenza di sé gli uomini giungono a molto bene, e attraverso l’ignoranza di sé a molto male? Infatti, coloro che conoscono sé stessi, sanno quali cose sono convenienti per loro stessi e sanno discernere i propri poteri e i propri limiti. E facendo ciò che conoscono, ottengono ciò che vogliono e prosperano; astenendosi dal tentare ciò che non conoscono, non commettono errori ed evitano il fallimento. E di conseguenza, grazie alla loro capacità di conoscere anche gli altri uomini e ai loro rapporti con loro, ottengono ciò che è buono e rifuggono da ciò che è cattivo. Coloro che non conoscono e si ingannano nella stima dei propri poteri, si trovano nella stessa condizione per quanto riguarda gli altri uomini e le vicende umane. Non sanno né quello che vogliono, né quello che fanno, né conoscono quelli con cui hanno rapporti; ma sbagliando in tutti questi aspetti, mancano il bene e inciampano nel male. Inoltre, coloro che sanno quello che fanno ottengono fama e onore raggiungendo i loro scopi. I loro pari sono contenti di avere a che fare con loro; e coloro che non riescono a raggiungere i loro obiettivi si rivolgono a loro per avere consigli e protezione, ripongono su di loro le loro speranze e per tutte queste ragioni li amano al di sopra di tutti gli altri uomini. Ma coloro che non sanno quello che fanno, scelgono male, falliscono in quello che tentano e, oltre a subire perdite dirette e punizioni, si guadagnano il disprezzo per i loro fallimenti, si rendono ridicoli e vivono nel disonore e nell’umiliazione. Lo stesso vale per le città. Ogni volta che una, ignorando il proprio potere, entra in guerra contro nemici più forti, viene sterminata o perde la libertà.”
“Socrate”, rispose Eutidemo, “di certo ora apprezzo pienamente l’importanza di conoscere se stessi. Ma da dove dovrebbe iniziare il processo di autoesame? Ti prego di spiegarmelo.”

 

Senofonte, Memorabili, Libro II, 24-30. Traduzione di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.