Condanna della guerra

[Mozi]

 

La condanna mohista della guerra è basata sul rifiuto di ritenere che per gli Stati e i loro rapporti valgano criteri morali diversi da quelli che regolano i rapporti tra individui.

Supponiamo che un uomo entri nel frutteto di un altro e ne rubi le pesche e le prugne. Quando lo saprà, la gente lo condannerà; se lo troverà, le autorità lo puniranno. Perché? Perché fa del male agli altri per trarne profitto. Quanto al sequestrare cani, maiali, galline e giovani maiali a un altro, è ancora più ingiusto che rubare pesche e prugne dal suo frutteto. Perché? Perché fa soffrire maggiormente gli altri ed è più disumano e criminale. Quando si tratta di entrare nella stalla di un altro e appropriarsi dei suoi cavalli e buoi, è più disumano che impadronirsi dei cani, dei maiali, delle galline e dei piccoli maiali di un altro. Perché? Perché si fa soffrire maggiormente gli altri; quando si fa soffrire maggiormente gli altri, l’atto è più disumano e criminale. Infine, per quanto riguarda l’omicidio dell’innocente, lo spogliare dei suoi abiti, l’espropriarlo della sua lancia e della sua spada, è ancora più ingiusto che entrare nella stalla di un altro e appropriarsi dei suoi cavalli e dei suoi buoi. Perché? Perché fa soffrire maggiormente gli altri; quando gli altri soffrono di più, l’atto è più disumano e criminale. Tutti i signori del mondo sanno che dovrebbero condannare queste cose, definendole ingiuste. Ma quando si tratta del grande attacco degli Stati, non sanno di doverlo condannare. Al contrario, lo applaudono, definendolo giusto. Si può dire che questo sia conoscere la differenza tra giustizia e ingiustizia?

L'omicidio di una persona è definito ingiusto e comporta una pena di morte. Seguendo questo ragionamento, l’omicidio di dieci persone sarà dieci volte più ingiusto e ci saranno dieci pene capitali; l’omicidio di cento persone sarà cento volte più ingiusto e ci saranno cento pene capitali. Tutti i signori del mondo sanno che occorre condannare queste cose, definendole ingiuste. Ma quando si tratta della grande ingiustizia di attaccare gli Stati, non sanno di doverla condannare. Al contrario, la applaudono, definendola giusta. E in realtà ignorano che sia ingiusta. Per questo hanno messo per iscritto il loro giudizio per lasciarlo in eredità ai loro posteri. Se avessero saputo che è ingiusta, perché avrebbero messo per iscritto il loro falso giudizio da lasciare in eredità ai posteri? Ora, se ci fosse un uomo che, vedendo un po’ di nero, dicesse che è nero, ma, vedendone molto, dicesse che è bianco, allora dovremmo pensare che non sappia distinguere il nero dal bianco. Se, assaggiando un po’ di amaro, uno dicesse che è amaro, ma, assaggiando molto, dicesse che è dolce, allora penseremmo che non saprebbe distinguere l’amaro dal dolce. Ora, quando si commette un piccolo torto si sa che bisogna condannarlo, ma quando si commette un torto così grande come l'attacco a uno Stato non si sa che bisogna condannarlo. Al contrario, viene applaudito, definito giusto. Si può dire che questo sia conoscere la differenza tra il giusto e l'ingiusto? Sappiamo quindi che i signori del mondo sono confusi sulla differenza tra giusto e ingiusto.

 

Mozi, 17.1-2. Traduzione da: The ethical and political works of Motse, translated by W. P. Mei, Probsthain, London 1929. Versione italiana a cura di Antonio Vigilante, sulla base anche del testo cinese pubblicato nel Chinese Text Project (https://ctext.org/mozi). Licenza CC BY-SA 4.0 International.