Aspetti dell'etica buddhista

[Il Buddha]

 

Le azioni immorali dal punto di vista buddhista sono quelle che conducono alla sofferenza propria ed altrui; sono propriamente azioni non salutari (akusala), le cui conseguenze negative sono sia immediate che remote, attraverso la legge del karma.

La loro origine è nella mente. Il male è sempre frutto di ignoranza, ossia di una visione del mondo centrata sull’ego, che dal punto di vista buddhista è illusorio. Da questa visione errata scaturiscono stati mentali intrinsecamente violenti, i cosiddetti inquinanti: il desiderio, l’avversione e l’ignoranza. Essi costituiscono la radice di tutti gli elementi negativi della nostra vita psichica.

Per diventare morale dunque è necessario intervenire su questi stati mentali e sulla visione errata che li alimenta. Ciò avviene in promo luogo attraverso la meditazione, che però a sua volta richiede l’impegno ad evitare pratiche e comportamenti non salutari, che potrebbero ostacolarla fino a renderla inutile.

Il primo passo per diventare morali consiste nel combattere in sé queste tendenze negative, dopo averle individuate. L’aspetto fondamentale non è la correzione di sé, il dominio delle passioni da parte della ragione, anche se non mancano testi che vanno in questa direzione; decisive sono la conoscenza e l’analisi delle passioni. In meditazione di individuano gli stati negativi e non salutare, si riconoscono come tali, se ne indaga l’origine ed è in questo modo che esse vengono eliminate.

Se questo lavoro di pulizia interiore è la parte negativa dell’etica buddhista, quella positiva consiste nella pratica delle dimore divine (brahmavihāra), le quattro virtù fondamentali:

  • mettā: la benevolenza estesa ad ogni essere vivente
  • karunā: la compassione ed empatia
  • muditā: la gioia compartecipe (il contrario dell’invidia)
  • upekkhā: l’equanimità, il distacco.

Quest’ultima virtù agisce come una sorta di correttivo, impedendo che le altre virtù generino attaccamento e diventino a loro volta passioni.

Come tutto l’insegnamento, l’etica del Buddha quale appare nel Canone theravāda è indirizzata al monaco e si pone a un livello non semplice da raggiungere per la persona comune. Il seguace del Buddha dovrà essere libero da qualsiasi forma di avversione nei confronti degli altri, anche nel caso estremo in cui qualcuno cercasse di ucciderlo.

 

Testo di Antonio Vigilante. Licenza CC BY-SA 4.0 International.